Le Myricae del Pascoli, la sua raccolta di poesie; le “cose minime che non a tutti piacciono”; ed invece le piante, le Tamerici, (Tamarix gallica, Tamaricaceae), piacciono a molti nel nostro paese, almeno come pianta da giardino. E’ una delle maggiormente coltivate nei giardini in Italia, non tanto per i singoli fiori, piccolissini e popolatissimi di api, (devono essere ricchi di nettare) ma per il complesso della fioritura, veramente imponente.
Fattore di scelta per il giardinaggio è la sua incredibile resistenza a climi difficili, infatti cresce in natura su rupi, dune sabbiose e scogliere costiere, a ridosso del mare… , in luoghi aridi e sottoposti alla ricaduta o al passaggio dei venti carichi di sale.
Le foglie sono piccolissime ed a forma di squama, sembrerebbero estranee agli animali al pascolo, ma non è così. Le mucche, le capre o le pecore amano rosicchiare i rametti con le piccolissime foglie, ma c’è un motivo preciso. Le ascelle delle foglie delle tamerici essudano goccioline di acqua molto salata che evaporando incrostano i rametti, quel sale è molto ricercato dagli erbivori. Le piante espellono il sale in eccesso dalla propria linfa e gli erbivori che vivono di erba povera di sale lo gradiscono.
La pianta è ambientalmente usata come pianta pioniera per il consolidamento di dune sabbiose e come barriera frangivento; con un suolo decente può raggiungere l’altezza di 5-6 metri e un portamento da vero albero, anche se essere un grosso cespuglio accovacciato tra la sabbia è la sua condizione ideale.